Molto spesso situazioni totalmente improvvise prendono strade inaspettate e dai risvolti estremamente piacevoli. Inizia tutto da una banalissima conoscenza sul luogo di lavoro, con un capo reparto fin troppo attraente per essere così scontroso.
Una persona molto poco indulgente, che vuole vedere risultati in fretta e senza farsi troppe domande. Insomma il classico superiore che qualsiasi impiegato odierebbe, se non fosse che tutto ciò mi fa eccitare da morire.
Nessuna fede al dito, nessun indizio di relazioni sui social ed un modo di fare decisamente riservato. Non ho mai lavorato con così tanta dedizione prima, sapendo che piano piano sarei arrivata a scatenare quel poco interesse che tanto bastava ad attirare l’attenzione. Quell’uomo mi faceva proprio sesso.
Non direi che siamo diventati amici in poco tempo, ma Fabrizio aveva con me un rapporto umano decisamente più stretto di quanto non lo avesse con gli altri dipendenti. Saluti, brevi conversazione assai vuote e qualche occhiata ogni tanto, lanciata senza farci troppo caso, ma fin troppo languida per essere priva di qualsiasi interesse.
Non vorrei dare troppo nell’occhio
Qualcosa che chiunque all’interno dell’ufficio stava iniziando a notare è quanto il mio abbigliamento si fosse fatto più provocante. Niente di sexy o estremo, semplicemente abiti più fascianti che esponevano il mio corpo e le mie forme. Ho un fisico che non è mai passato inosservato, soprattutto per i miei fianchi e le mie cosce molto molto lunghe: un qualcosa che con la giusta accoppiata di gonna e tacchi faceva perdere la testa a tantissimi uomini.
Dopo un paio di mesi era evidente che Fabrizio trovasse gusto nel chiamarmi in ufficio per le minime piccolezze, come se quel momento di intimità gli piacesse particolarmente. Ancora distaccato e piuttosto rigido, sapevo che avessi voluto fare qualcosa avrei dovuto agire, ma assolutamente non volevo perdere quel posto.
Un giorno ero estremamente eccitata, mi bagnavo al minimo pensiero e non riuscivo a controllarmi. Lì, chiusa nel mio ufficio con interno a vista, faticavo a trattenere la voglia di spogliarmi e toccarmi fino a venire gemendo. Mentre nel mio cervello passavano tutti questi pensieri, immancabilmente lui venne a chiedermi di passare in ufficio. Sapevo che avrei fatto danni quel giorno, lo sapevo con certezza assoluta.
Appena aprii la porta vidi i suoi occhi verdi che indugiano sul mio seno prima si spostarsi verso le mie labbra ed infine il mio volto. Non so se fosse una mia impressione dovuta all’essere estremamente eccitata, ma la tensione non era mai stata così palpabile.
Mi sedetti di fronte a lui sentendo quelle stronzate sul lavoro mentre osservo la camicia leggermente spiegazzata e quelle mani che già immaginavo attorno alla mia gola.
In preda all’eccitazione mi alzai e nel suo sbigottimento e confusione girai attorno alla scrivania per mettermi in braccio a lui, faccia a faccia. In un attimo gli stavo sbottonando la camicia e sentivo la sua erezione premere forte contro il mio inguine. Era proprio grosso come avevo sempre immaginato.
Iniziai ad ancheggiare, baciandogli il collo e spostando le sue mani sul mio corpo, facendogli toccare il seno, il fianchi, il culo, le cosce. Sentivo la sua eccitazione negli ansimi che tratteneva e nella foga con cui palpava il mio corpo caldo e bagnato. Che voglia, cazzo che voglia. Mi avvicinai al suo orecchio sussurrandogli “puoi avermi quando vuoi”, per poi lasciarlo eccitato e voglioso mentre uscivo dall’ufficio, diretta in bagno a toccarmi ripensando a quel brivido di eccitazione.
Una bella scopamicizia
Nacque una bellissima scopamicizia in cui l’ufficio era la nostra camera da letto ed i miei gemiti risuonavano per tutte le stanze dopo l’orario di lavoro. Non ho mai visto casa sua, né ho saputo molto della sua vita privata, argomento su cui pone molta riservatezza. Adoravo ogni rapporto con lui, sempre più intenso, privi di sentimenti intimi ma ricchi di passione. Amo gli incontri occasionali ed il sesso non mercenario, ma con lui era tutto su un altro livello.
Una volta però abbiamo deciso di andare oltre e farlo in ufficio, durante l’orario di lavoro, con le stanze gremite e la porta aperta. Non ho idea di cosa gli fosse passato per la testa. Un uomo tanto serio, professionale e distinto, che in quel momento decide di trattarmi come la peggior troia e rischiare di farsi beccare da tutti i lavoratori. Che orgasmo quel giorno! Credevo di impazzire.
Ero nel suo ufficio per quei classici meeting che finiscono per essere scambi di baci e toccatine proibite, ma quando stavo per staccarmi sentii la sua mano afferrare il mio fianco, stringendomi e spostandomi sulle sue cosce. Baci lenti, intensi, schifosamente eccitanti mentre muoveva il mio corpo sul suo pene eretto fino a farmi bagnare le mutandine.
Iniziò a scostare il vestito ed accarezzare i miei capezzoli mentre le sue labbra non si staccavano dalle mie, mordendo il labbro inferiore e tirandomi verso di sé. Lo sentivo abbassare la zip posteriore scoprendo il mio busto, lasciandomi infine solamente in intimo.
Bacio dopo bacio le sue mani esploravano il mio corpo, facendomi sussultare ad ogni tocco ed ogni pressione della mano. Rimasta totalmente nuda, la mia pelle premeva sul suo petto caldo e ansimante, mentre piano piano iniziava a penetrarmi a fondo. Sentivo la sua erezione farsi spazio all’interno della mia vagina andando sempre più a fondo, al punto che a stento riesco a trattenere i gemiti di piacere. Cazzo che voglia, cazzo cazzo cazzo che voglia di urlare in quel momento.
Muovendomi sopra di lui lo lasciai entrare fino in fondo, godendomi ogni centimetro del suo pene che si muoveva dentro di me. Gli mordo il collo per trattenere le urla mentre il suo ancheggiare mi porta fino all’orgasmo, rallentando quando sente il mio corpo contrarsi e di nuovo avanti, sempre più forte, portandomi allo sfinimento.
Dall’esterno le voci dei colleghi risuonavano attraverso la porta aperta e mentre mi cavalcava come un troia passavano ombre e volti che avrebbero potuto notarci. Non ero mai stata così bagnata in vita mia ed il piacere era talmente intenso da farmi tremare, mentre trattenevo un urlo e mi accasciavo su di lui bagnata, calda, ansimante, per poi inginocchiandomi per ingoiare tutto il suo sperma e tornare a quella noiosa giornata di lavoro.