Daniela e Luigi: nomi fittizi per conservare un minimo di privacy, anche se le nostre identità sono pronte per essere svelate a chi, come noi, è amante del fetish. Una passione vissuta al di fuori dei nostri matrimoni, che ci accomuna e ci lega ma non vogliamo distrugga le rispettive famiglie. Vorremmo conoscere altri appassionati come noi, evitando di esporci troppo.
Come abbiamo scoperto la passione comune per il fetish
Colleghi d’ufficio, entrambi sposati e con figli ma con vita sessuale poca o nulla all’interno dei rispettivi matrimoni, una reciproca attrazione fisica. I primi sguardi e i tentativi d’approccio, decisamente impacciati. Le prime seghe e ditalini segreti ma “dedicati” l’uno all’altra nel bagno dell’ufficio, come ci confidammo in seguito. Poi, i primi segnali del feeling tra noi. Una mutandina lasciata “distrattamente” nel bagno, che veniva annusata con avidità prima di essere avvolta sul cazzo per una sega speciale. Che veniva lasciata poi lì dove era stata trovata, ma umida di sborra. Una mutandina che Daniela poi indossava, sentendo brividi di piacere nel sapere che il mio seme era a contatto della sua pelle liscia e delicata.
Gli sguardi si facevano più intensi, più complici; le mie erezioni visibili, la fica di Daniela più umida, anche durante le ore di lavoro. I suoi sguardi trasognati ed estatici, la lingua passata sensualmente sulle labbra turgide, tradivano l’eccitazione anche mentre avrebbe dovuto concentrarsi sui progetti aziendali.
Fu così, che scoprimmo la nostra comune passione per la biancheria intima impregnata di umori, odori, sapori. Capimmo che si poteva osare di più.
Il primo, dorato, appuntamento
Ruffiano fu l’appuntamento di lavoro, per dei progetti futuri dell’azienda. Il ristorante, i colleghi, i capi, la confusione. Noi seduti uno di fronte all’altra, non a caso. Occhi negli occhi, il cibo entrava in bocca con la sensualità di una lingua carnosa in un bacio appassionato. Il vino bianco veniva trangugiato ad ampi sorsi come… capii allora che cosa sottintendevano quegli sguardi di Daniela. Il sangue mi affluì rapido alle tempie e al cazzo, una voglia irrefrenabile di offrirle altro, per dissetarla, mi scosse. La vidi, come ipnotizzato, dirigersi verso il bagno. Consapevole di essere sotto lo sguardo di tutti i colleghi, non potei fare a meno di seguirla. Si, il nostro rapporto non era più un mistero, ma non ce ne importava più nulla. La foia era troppo forte.
Nel bagno degli uomini, vuoto, una porta socchiusa. Lei lì, già nuda. Inginocchiata, pronta. Io felice di avere la vescica piena, puntando direttamente nella bocca spalancata, la inondo, la disseto, con uno zampillo tiepido, mentre lei mugola. Tra finire di svuotarmi e trovarmi a cazzo dritto è un attimo. Si alza, mi bacia, sento il sapore che altre volte ho assaggiato in solitudine, ma dalla sua bocca mi sembra cento volte più buono. La giro, mi accovaccio, anche lei mi annaffia il cazzo turgido con la sua pioggia dorata; calda, profumata. Mi sento scoppiare di desiderio, il cazzo mi pulsa impazzito, mi alzo e la volto. Mentre le afferro i capelli e la tengo ferma le infilo dolcemente ma inesorabilmente nella fica bagnata un membro duro come non lo avevo mai avuto.
Preliminari fetish di cui non possiamo più fare a meno
È questo che mi ha stupito più di tutti. L’intensità dell’erezione, la durata. Quei preliminari, quell’intimità, quell’incredibile complicità. Lo scambiarci i fluidi più intimi, prima di arrivare all’amplesso vero e proprio. Il miscuglio di odori e sapori, del calore del piscio abbondante, mi ha inebriato. Ringrazio Daniela di avermi guidato quella sera. Adesso i nostri appuntamenti fetish si ripetono spesso anche nel bagno dell’ufficio, non vogliamo più nasconderci, non è necessario. I colleghi sanno del nostro sesso extraconiugale intenso, e tacciono, forse imbarazzati. Non sanno, anche se forse sospettano, della nostra passione fetish per biancheria intima, pioggia dorata e per tutto quello che vorremmo ancora provare e scoprire. Dagli annunci fetish ci aspettiamo nuove amicizie, nuovo sesso, nuove esperienze. Per un rapporto ormai noto ai più ma in cui sentiamo invece che c’è ancora tanto da scoprire, all’interno del rapporto stesso.