Il primo approccio
Ero appena uscito da una storia importante, lei mi aveva tradito ed io mi sentivo uno straccio, l’avevo amata, ero più grande di lei e me n’ero preso cura, avevo tante responsabilità sulle mie spalle ed ad un certo punto il mio castello di carte era crollato.
Ora sentivo di non avere più nulla da dare, ero vuoto.
Avevo iniziato a frequentare locali, ogni notte mi portavo a casa una donna diversa, ma non riuscivo a trovare quello di cui avevo bisogno e non riuscivo nemmeno a capire cosa fosse.
Poi una sera vidi lei: Alina!
Bella, sempre circondata da uomini, ma sapeva sempre tenerli a bada, sembrava molto indipendente.
Vide che la stavo osservando ed iniziò a toccare fra le gambe l’uomo che le stava accanto, continuando a guardare me negli occhi.
La cosa mi eccitò moltissimo.
Iniziai a toccarmi, ero come ipnotizzato, lei si alzò, venne da me e mi disse: “Non ti ho dato il permesso di toccarti, come osi masturbarti pensando a me?”
Ero incredulo, non avevo mai avuto una donna che mi parlasse così, mi venne naturale, quasi scherzando le chiesi cosa avrebbe voluto che facessi e lei mi disse di uscire dal locale, sedermi per terra ed aspettarla.
L’attesa e l’incontro
L’attesa era interminabile, non riuscivo a scollarmi di dosso le sue parole, il suo piglio deciso e perentorio, il suo sguardo dolce ma fermo, i suoi occhi incandescenti, il suo culo sempre a portata di mano eppure sempre distante quel tanto che bastava da essere irraggiungibile per me.
Alina uscì, mi venne vicino e mi disse “seguimi ma non troppo vicino, non voglio che mi vedano con uno come te”. Obbedii ed un turbamento mi colse: ero eccitato. Sfruttai l’occasione per guardare quel suo culo perfetto che sobbalzava ad ogni passo poi d’improvviso Alina si girò e mi disse: “non ti ho detto di guardarmi il culo e tu lo hai fatto ugualmente, non essere così intraprendente, io decido ciò che tu puoi o non puoi fare, ricordatelo, solamente così potrai godere. Vieni, siamo arrivati, questa è casa mia”.
Infilò una chiave lunga in una toppa di una vecchia porta di legno di un palazzotto storico. appena entrati un androne con statue semi-nude ci accolse.
Alina mi prese per mano e mi fece inginocchiare. “Ora cammina come un cane, attraverseremo il cortile, io abito dall’altra parte. Non preoccuparti, nessuno ci vedrà questa volta ma ricorda: solo per questa volta!”.
Obbedii ancora e seguire quella sua falcata, sentire il rumore dei suoi tacchi sul marmo e faticare a starle dietro come se fossi un cane di piccola taglia fu per me una sensazione nuova ed appagante.
Entrammo nel suo alloggio; non so se fosse vero che nessuno ci poteva vedere, ma certamente non mi sarebbe dispiaciuto, questo avevo cominciato a capirlo.
“Che strano essere sono diventato?” Pensai. Mi eccita essere maltrattato da una ragazza che neanche conosco e poi come mai siamo entrati subito in confidenza?
A scuola dalla maestra
Entrati nell’appartamento mi fece sedere su di una poltrona e mi disse di aspettare. Andò in camera da letto e lasciò la porta socchiusa; attraverso lo specchio dell’armadio, probabilmente lasciato aperto volutamente, vidi che si stava spogliando, lentamente. tolse la camicetta da lavoro e vidi il suo reggiseno, a balconcino di pelle nera. Tolse allora i suoi pantaloni e notai che sotto non aveva nulla, si piegò a novanta gradi e mi mostrò tutta se stessa: volutamente. Il cuore mi batteva fortissimo ed il mio membro pulsava come non mai. Prese un paio di pantaloncini di pelle neri e se li infilò, erano ancora più stretti di quelli indossati in precedenza. Mise degli stivali con la gamba alta ed il tacco a spillo, prese una corda e tornò da me indossando una mascherina con delle lunghe piume nere sugli occhi.
Entrò e mi portò un paio di boxer di pelle ed una maschera da mettere in testa.
“Alzati, spogliati e mettiti questi” mi disse. Sentii di dover obbedire. Quando mi tolsi le mutande e mi vide eccitato si avvicinò, mi prese i testicoli tra le mani, li soppesò e mi disse che ero ben dotato ma che solo lei avrebbe potuto ordinarmi di eccitarmi. Detto questo mi strinse le palle con le mani, non provai dolore, solo piacere.
“Da oggi sei il mio schiavo, farai ciò che vorrò io e mi soddisferai in tutto; ora, mettiti giù, indossa i vestiti ed il collare che ti ho portato e leccami la figa in silenzio.”
Mi vestii e mi sentii subito diverso, un’altra persona e la cosa mi piacque.
Feci per sfilarle i pantaloncini, ma mi arrivò un ceffone in pieno viso!
“Non ti ho detto di spogliarmi mi sembra!” Detto ciò allargò le gambe ed ecco che scoprii che il pantaloncino aveva una fessura tra le gambe.
Ancora più eccitato, iniziai a leccarla, peso dalla foga le misi le mani su quel bel culo sodo e lei di nuovo mi punì, questa volta colpendomi con la corda, io non capivo, mi faceva male, eppure ero sempre più eccitato.
“Tu non hai il diritto di toccarmi, non devi prendere nessuna iniziativa, sei il mio schiavo, fai solo quello che ti dico io!”.
Lo feci e lo rifeci sino a che non mi ordinò di smettere.
“Bravo il mio cagnolino! Ora voglio che ti tolga i boxer e che sali sul letto”.
Obbedii non sapendo bene quello che mi attendeva, Alina prese uno sculacciatore ed iniziò a percorrere il mio corpo, e se io fremevo di piacere mi diceva di stare fermo, poi iniziarono i colpetti sul pene.
Erano dolorosi, ma mi davano anche un piacere inaspettato, lei continuava a dirmi che non dovevo venire e che sarei stato punito duramente se mi fossi azzardato ad eiaculare.
Era tutto nuovo per me, ma mi piaceva essere in mano a questa donna, finalmente potevo smettere di pensare, dovevo solo obbedire alla mia Mistress.
Alina mi montò sopra e prese il mio cazzo in bocca, non me l’aspettavo, una scossa mi percorse ed il mio sperma schizzò sul suo viso.
Si ritrasse quasi disgustata dal mio comportamento.
“Ora vattene! Vestiti e vattene! Hai ancora molto da imparare prima di essere perfettamente addestrato”.
Avevo ancora il suo sapore in bocca, mi vestii senza nemmeno pulirmi e me ne andai, sognando la prossima lezione.